Oltre alla celebre “Villa Vidua” di Conzano, alla casa natale di Casale Monferrato (oggi della famiglia Caire in Via Vidua), il viaggiatore Carlo Vidua (1785-1830) ebbe un buen retiro a Guazzolo, ora piccola frazione del comune di Castelletto Merli in provincia di Alessandria. A Guazzolo, dove sorgeva l’Ex asilo infantile Poggio-Querce-Rossi (in via Teresa Poggio), come ricorda una targa sull’edificio settecentesco, già proprietà nobiliare della famiglia Gambera-Gaspardone, e oggi casa privata, visse, per alcuni anni, il settimo conte di Conzano, che radunò nella bellissima villa parte della sua biblioteca personale.
Ne abbiamo testimonianza da una lettera del viaggiatore in Estremo Oriente alla sorella Luisa, contessa Incisa di Santo Stefano. Carlo Vidua scrive da «Ternate capitale della provincia la più settentrionale delle isole Molucche, il dì di San Carlo 4 novembre 1830». È una lettera molto interessante, dove, tra le notizie sui viaggi, Carlo scrive a Luisa di Guazzolo. Nella lettera non c’è un minimo cenno dell’incidente che il viaggiatore ebbe nell’agosto di quell’anno, la bruciatura della gamba destra nel fango bollente di una solfatara nell’isola di Celebes, oggi Sulawesi. Carlo morì a cagione di quell’ustione, il 25 dicembre 1830, in Indonesia, a bordo della nave che lo stava trasportando nel porto di Ambon (città situata nell’isola omonima dell’arcipelago delle Molucche, nel mar di Banda) per poter essere operato. Immaginiamoci, quindi, il viaggiatore malato, devastato dalle febbri e, forse, ancora fiducioso di salvare la vita grazie all’amputazione della gamba. Dello stato di salute non parla alla sorella. Leggiamo, invece: «Il signor padre va tutti gli anni a S, Maurizio? E ci stanno sempre il solito tempo? – Suppongo alla sua età starà maggior tempo alla vigna, perché più vicina a Torino. Non dubito che ti occuperai a leggere: è la miglior maniera di non annoiarsi; ma non hai molti libri a S. Stefano. – Quando vai a Casale prendine quanti vuoi de’ miei; puoi prenderne anche a Guazzolo, solo abbi la compiacenza di farne nota». Il viaggiatore aggiunge: «dovresti far tappa a Guazzolo e dormirvi. – Mi farebbe piacere, che lo visitassi, che ci stassi qualche giorno; se ci vuoi stare delle settimane e dei mesi, è interamente a tua disposizione. C’è del pane, del vino, dei legumi, piccol fiaschera, pronti per te, interamente al tuo servizio. – Faresti torto e dispiacere a non valertene; temo che i frutti e l’ortaglia del giardino non saran sì abbondanti come prima, ma ben sarei contento che li mangiasse mia sorella».
Chi scrive, dopo lunghe ricerche d’archivio, ha ricostruito i legami di Vidua con la villa e i terreni di Guazzolo, che il viaggiatore faceva amministrare dal suo segretario personale Luigi Ronfani, notaio di Casale Monferrato.
Carlo Vidua, come leggiamo dal suo Passe-Port, rilasciato a Bordeaux il 2 luglio 1827, è di professione «Propriétaire». Le comte Charles Vidua de Conzano, così si firma nel documento, è tra i primi viaggiatori moderni a crearsi un budget prima dei suoi lunghi e costosissimi viaggi. Il budget è garantito dalle rendite di tre anni per le 700 moggia a Guazzolo e Palestro, per il primo viaggio. Poi ci saranno le 1000 moggia a Conzano, Guazzolo e Altavilla e le 2000 pertiche di risaia a Palestro, per il secondo tour americano. Con sé non porta soldi. In America, ad esempio, ha lettere di credito: da New York 20 ottobre 1825: «G.G. e S. Howland, circolare per 18 città d’America».
È un peccato che della “Villa Vidua” di Guazzolo oggi si sappia così poco. Ad ogni modo nella frazione ci sono importanti tracce sui legami familiari che il viaggiatore ebbe con sua nonna materna, Paola Gaspardone, sposata a Fabrizio Gambera (il nonno viaggiatore di Vidua). Nel cimitero di Guazzolo vale il viaggio la Chiesa cimiteriale di San Vincenzo, già parrocchiale. Tra le varie epigrafi spicca il marmo che reca le due armi gentilizie dei Gaspardone e dei Beggiami: infatti il 23 dicembre 1760 moriva di parto, col neonato, la contessa Irene Beggiami moglie del conte Onorio Gaspardone.
Oggi la tomba appare con l’epigrafe latina e i due blasoni mosaicati assai malridotti: troncato d’oro e di rosso al capriolo rovesciato d’azzurro carico di tre stelle d’argento (Gaspardone). Di rosso a tre bande doppio-merlate doro (Beggiami). Impressionante è la tomba di famiglia dei Cassone a due passi dalla Chiesa, con mattoni a vista, in stile liberty. Il sepolcro, eretto nel 1860, colpito dal fulmine negli anni venti (la vicenda è raccontata in un romanzo dai toni tragici di Claudio Galletto, In nome della croce, che consigliamo), ebbe il tetto di pesanti lastre di selce rovinato. Rifatto, è tuttora in ottimo stato.
Guazzolo è una bella scoperta. Edifici imponenti raccontano storie di un’antica gloria. Il paesaggio che si gode dal colle è tra i più belli del Monferrato.
Dalla Tenuta Masone in fase di ristrutturazione, Guazzolo dovrebbe rinascere come centro internazionale di esposizione e degustazione dei vini del Basso Monferrato. Di quel «buon vino» monferrino che racconta Carlo Vidua nei suoi viaggi in Oriente, dove trova solo bevitori di Madera, Porto e Malaga, «con cui qui ci bruciano, credendoci regalar il palato».