Le leggende inseguono Grazzano fin dalla sua fondazione.
Sembra infatti che le compagini dell’impero romano siano arrivate nelle terre monferrine intorno al 125 a.C. e qui il legionario Gratius si distinse per meriti militari e fu ricompensato con la concessione di questo appezzamento di terra, che da lui prese il nome.
La conferma storica delle origini romane è conservata nella vecchia casa parrocchiale: una stele funeraria datata al II sec. d.C. che un tale Titius Vettius Hermes, seplasarius, ovvero profumiere, liberto di Tito, fece incidere ancora in vita, per ricordare che avrebbe concesso il reddito dei suoi possedimenti in Grazzano, alla sua morte, in cambio dello spargimento di petali di rosa “ogni anno e per sempre” sulla sua tomba, nel giorno del suo compleanno.
L’altra leggenda che popola le storie su Grazzano è di origine medievale ed è legata al mitico personaggio di Aleramo.
Figlio di nobili di origine germanica, venne alla luce nel nostro Monferrato, sulla strada che portava i genitori in pellegrinaggio verso Roma. Fu affidato alle cure di una balia, ma i due non fecero più ritorno.
Il piccolo Aleramo venne allora cresciuto come un nobile scudiero, probabilmente dai castellani di Sezzadio e partì, una volta pronto, in appoggio dell’imperatore Ottone I, sceso in Italia a metà del ‘900.
Presso la corte, Aleramo conobbe e si innamorò, ricambiato, della bella Adelasia, figlia di Ottone. Consci dell’impossibilità del loro amore, fuggirono con un cavallo bianco ed uno rosso (da qui lo stemma degli Aleramici). I due vissero umilmente e lavorarono nei pressi di Albenga per qualche anno.
Ma quando Ottone I ebbe di nuovo bisogno di rinforzi, Aleramo tornò anonimamente in battaglia, riuscendo anche a liberare il nipote rapito dell’imperatore. Quest’ultimo volle conoscere l’identità del nobile cavaliere, che si vide costretto a confessare tutto.
Dopo un lungo racconto, l’imperatore lo abbracciò e riunì a sé la nuova famiglia che nel frattempo si era allargata.
![](https://www.destinazionemonferrato.it/wp-content/uploads/2021/06/Grazzano-Badoglio-Campanile-682x1024.jpeg)
In seguito Ottone decise di concedere il titolo di Marchese al genero e ai nipoti e il possesso di tutte le terre delle quali Aleramo fosse riuscito a tracciare il confine a cavallo, in tre giorni e tre notti.
Il giovane partì dunque con tre cavalli senza mai concedersi una sosta, ma al secondo giorno un cavallo perse un ferro in una zona disabitata e priva quindi di fabbri. Aleramo senza scoraggiarsi prese un mattone, “Mun” in volgare piemontese, e lo usò per rimettere in sesto il ferro, “Frrha”. Coprì un perimetro di 400 chilometri che prese dunque il nome di Monferrato.
In seguito a queste imprese, il marchese Aleramo fondò a Grazzano l’abbazia affidata alle cure dei benedettini e le donò cospicui beni.
Oltre alle finalità spirituali, con la fondazione dell’abbazia, il marchese cercava di espandersi verso occidente, per creare un avamposto contro le scorrerie dei pirati saraceni. Qui fu poi sepolto alla sua morte come da sua richiesta.
Ma storia e leggende seguono due percorsi diversi…
Aleramo è una figura enigmatica che ben si presta alla creazione di storie e leggende; perfino il grande Carducci ricalca la sua leggenda in “Cavalleria e Umanesimo”. La storia a volte è meno affascinante o solo lacunosa.
Dai documenti pervenuti, sembra che Aleramo esprimesse ottime doti di cortigiano durante il regno di Ugo e Lotario, per cui ebbe riconoscimenti significativi. Aleramo mostra poi grandi doti diplomatiche anche sotto il regno di Berengario, di cui sposa la figlia Gerberga in seconde nozze (della prima moglie non c’è traccia storica). Finché Berengario vive, Aleramo si dimostra fedele, ma dopo la morte del suocero si avvicina alla corte di Ottone, da cui ottiene grandi donazioni territoriali. Proprio il diploma del 967 che testimonia tali donazioni, è l’ultimo documento in cui troviamo menzione storica del nostro eroe.
Non abbiamo notizie certe sulla morte (se non che sia avvenuta prima del 991) e alcuni storici avanzano dubbi sul fatto che le sue spoglie siano effettivamente custodite nella chiesa parrocchiale di Grazzano. Accanto alla sua tomba c’è un dipinto di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo (1568 -1625) che lo ritrasse secoli dopo e non ci è dato sapere da cosa trasse ispirazione. Sembra esistano manoscritti in cui si deduce che la tomba fosse accanto o davanti alla chiesa. Anche il prezioso mosaico bicromo del pavimento è di difficile identificazione, ma da solo vale la visita.
Quindi non sappiamo per certo dove i resti del marchese riposino, ma la bellezza e il fascino di questi luoghi continua ad attirarci, forse ancor più perchè velati di misteri!
Fonti: Gianluca Patrucco da I Marchesi del Monferrato www.marchesimonferrato.it
E comune di Grazzano https://www.comune.grazzanobadoglio.at.it/
L’ex abbazia, la chiesa parrocchiale, la tomba del Cavalier Aleramo e il campanile sono visitabili attraverso visite guidate su prenotazione. Presso il comune trovate sempre volontari disponibili ad accompagnarvi e a raccontarvi la storia di questo affascinante borgo.
Ufficio informazioni turistiche
INFOPOINT
ORARIO AL PUBBLICO:
Dal 15 Marzo al 15 Novembre:
nei giorni di Sabato e Domenica presso Ufficio Informazioni PIAZZA COTTI, 1
Orario: 10,00 – 12,00 e 15,00 – 18,00 Tel. 0141-1706829
nei giorni dal Martedì al Venerdì presso Uffici Comunali VIA IV NOVEMBRE, 1
orario 10,00 – 12,00
Tel. 0141-925455
Dal 16 Novembre al 14 Marzo: da Martedì a Venerdì presso Uffici Comunali VIA IV NOVEMBRE, 1
orario 10,00 – 12,00 Tel. 0141-925455
email: infopoint@comune.grazzanobadoglio.at.it
Grazzano Badoglio è Comune Turistico del Piemonte, riconosciuto ai sensi dell’Art 17 della L.R. N. 14/2016, a partire dall’ anno 2018.
Distanza da: Moncalvo 5 km, Santuario di Crea 9,5 km, Odalengo 11 km, Montemagno 12 km, Treville 13 km, Cella Monte 13 km, Casale Monferrato 21 km