Spumante piemonte

Il Monferrato nell’epopea dello Spumante Italiano PARTE IV DI IV

Parte IV Di IV – dall’Asti Spumante Docg all’Alta Langa Docg

Quaranta case associate al Consorzio con settanta etichette diverse, 90 viticoltori e 2,5 milioni di bottiglie nel 2020 per un valore di prodotto stimabile in 100 milioni di euro; la denominazione Alta Langa, con uno dei disciplinari più stringenti a livello italiano e internazionale, non solo mostra numeri in continua crescita anno dopo anno ma ha ormai sancito definitivamente il ritorno in grande stile del Piemonte, compreso il Monferrato, tra i protagonisti indiscussi dell’epopea dello spumante italiano. 

Se il ripercorrere i fasti del passato può essere motivo d’orgoglio, l’analisi del presente e dei suoi sviluppi futuri può offrire un giudizio oggettivo sullo stato di salute di un’area vitivinicola. Ecco perché, almeno per il sottoscritto, di questi quattro articoli sulla storia dello spumante piemontese, questo è quello più avvincente e stimolante. Considerando poi che il territorio dell’Alta Langa DOCG abbraccia anche una parte del Monferrato compreso nelle Provincie di Alessandria e Asti, questo non fa altro che aggiungere ulteriore interesse.

A poco più d cento anni dalle intuizioni di Carlo Gancia, la geografia italiana legata al vino spumante era profondamente cambiata. La coltivazione di Pinot Nero e Chardonnay aveva ormai preso piede nell’Oltrepò Pavese, in Franciacorta, Trento e Bolzano. E sono proprio i produttori di queste aree che, sul finire del 1989, durante un incontro pubblico tenutosi presso la Borsa Merci di Milano, rivendicarono a gran voce come le loro fossero le uniche terre vocate in territorio italiano per la produzione delle uve da spumante Metodo Classico.

Con i quasi 10.000 ettari vitati, consolidatisi in piccola parte nella prima parte del Novecento e nella quota più sostanziosa negli anni Settanta, il Piemonte, invece, aveva proseguito sulla strada del Moscato. La regione subalpina, però, sempre in tema di vino spumante, si era costruita una sua identità con un prodotto prevalentemente dolce e vinificato con il metodo Martinotti; per quanto riguarda il Metodo Classico, ovvero con la rifermentazione in bottiglia di cui era stata precorritrice in Italia proprio con Carlo Gancia, il suo ruolo sembrava destinato a rimanere del tutto marginale.

Quello che in prima battuta poteva sembrare solo un semplice e ingeneroso oltraggio alla storia, però, si trasformò in breve tempo in uno spunto di riflessione e in un desiderio di riscatto. Il 28 febbraio del 1990, quindi pochi mesi dopo quel fatidico incontro di Milano, le case spumantiere piemontesi Cinzano, Contratto, Fontanafredda, Gancia, Martini&Rossi, Riccadonna e Vini Banfi sottoscrissero un impegno comune per la coltivazione in Piemonte di vitigni Pinot Nero e Chardonnay. Pochi giorni dopo, il 5 marzo, fu quindi ufficializzato il “Progetto Spumante Metodo Classico in Piemonte”, con la presentazione della proposta all’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Emilio Lombardi. Erano presenti anche i rappresentanti dei viticoltori e i responsabili dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura Antonio Calò e Lorenzo Corino. Dopo almeno un secolo nel quale le principali case spumantistiche piemontesi avevano rinunciato a diffondere sulle loro colline questi vitigni, scegliendo di rivolgersi ad altre zone, in primis all’Oltrepò Pavese e al Trentino, finalmente avevano realizzato l’importanza strategica di saper dimostrare che anche le proprie terre erano vocate alla produzione di uve per gli spumanti di qualità. 

Nei dodici anni successivi, dal 1990 al 2002, una fascia collinare piemontese ben precisa nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, è stata oggetto di un’indagine territoriale e di sperimentazione unica nel suo genere. Dopo essere stata scandagliata a fondo, dalle verifiche è emerso con chiarezza che le colline del Piemonte meridionale non sono solo terre speciali per Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Moscato, ma si prestano con piena valenza anche ad accogliere i vitigni Pinot nero e Chardonnay, quindi a produrre grandi uve per gli spumanti Metodo Classico.

Nel gennaio del 1991, durante una riunione in Regione, emerse la necessità di dare autonomia al “Progetto Spumante” rispetto alla Doc Piemonte: il “Progetto Spumante” avrebbe interessato solamente un’area ristretta delle provincie di Asti, Cuneo e Alessandria per la produzione di uve Pinot Nero e Chardonnay da spumantizzare con metodo classico mentre la Doc Piemonte riguardava vini da vitigni Pinot Bianco, Grigio, Nero e Chardonnay coltivati in un’area più ampia delle tre province e prodotti vinificati indifferentemente con metodo Martinotti e metodo classico.

Nel 1992 i vigneti sperimentali divennero realtà: nel primo anno furono coinvolte 21 aziende per una superficie totale di circa 20 ettari con 80mila barbatelle messe a dimora (85% di Pinot Nero di 10 diversi cloni e 15% Chardonnay di tre cloni) e il “Progetto Spumante” fu ufficialmente presentato all’Unione Industriale di Torino davanti a giornalisti, autorità e produttori.

Il 4 giugno del 1993, Il “Progetto Spumante” si trasforma in “Tradizione Spumante, un’associazione nata davanti al notaio albese Fabrizio Donotti a firma di Pier Filippo Cugnasco (Cinzano), Alberto Contratto (Giuseppe Contratto), Alessandro Abbruzzese (Fontanafredda), Vittorio Vallarino Gancia (Gancia), Giorgio Giusiana (Martini & Rossi), Ezio Cantù (Riccadonna) e Giuseppina Viglierchio (Vini Banfi). Viene anche avviata la seconda tranche degli impianti con altri 20 ettari di vigneti messi a dimora che sarebbero poi saliti a 48, fino a diventare 57 ettari complessivi. L’anno successivo, il frutto dei primi 20 ettari di vigneti sperimentali entra finalmente in produzione.

Nel 1997, “Tradizione Spumante” cambia nome e diventa “Case Storiche Piemontesi”. Tra il 1994 e il 1997 entrarono a far parte del gruppo (Enrico Serafino) che prese il posto di Contratto e Giulio Cocchi che prese il posto di Cinzano. Il 10 maggio del 1999, avviene il primo brindisi con lo spumante Alta Langa nella sede della Comunità montana, a Bossolasco: è la prima uscita ufficiale del nuovo spumante piemontese metodo classico per il quale era già stato avviato, presso le sedi competenti regionali e nazionali, l’iter che avrebbe portato al riconoscimento della Denominazione di origine controllata.

Il 14 giugno del 2001, nasce ad Asti il Consorzio Alta Langa con 48 soci di cui 41 viticoltori e le prime sette case spumantiere: Barbero 1891 (Enrico Serafino), Bersano & Riccadonna, Giulio Cocchi, Fontanafredda, Gancia, Martini & Rossi e Vigne Regali. Nello stesso anno, a Novembre, il Comitato Vitivinicolo della Regione approvò la richiesta della Doc: la domanda fu inoltrata al Comitato Nazionale per la Tutela dell’Origine dei Vini. Il 23 novembre del 2002, la Gazzetta Ufficiale pubblica il decreto 31.10.2002 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali riconoscendo la Denominazione di Origine Alta Langa: i vini del progetto Alta Langa, che fino a questo momento erano usciti come Piemonte DOC, ottengono finalmente la propria DOC. Nel 2011, infine, l’Alta Langa ottenne la DOCG con il riconoscimento retroattivo fino alla vendemmia 2008.

Nel 2011, anno di riconoscimento della DOCG, gli impianti totali registrati all’Anagrafe Vitivinicola Regionale erano saliti a 78 ettari, 125 nel 2016, 291 nel 2018 e 314 ettari nel 2019.

IL DISCIPLINARE

18 mesi per il Franciacorta Docg, 15 mesi per il Trento Doc e addirittura 12 mesi per lo Champagne; nell’ambito della permanenza sui lieviti, l’Alta Langa Docg ha puntato subito in alto imponendo per disciplinare un minimo di 30 mesi (36 per la Riserva). Solo vini millesimati, ovvero con uve prodotte in una determinata annata, altitudine dei vigneti non inferiore a metri 250 s.l.m., densità d’impianto non inferiore ai 4.000 ceppi per ettaro (la Franciacorta per le zone terrazzate e, o a elevata pendenza ne prevede 2.500) e resa massima d’uva di 110 quintali per ettaro (il Franciacorta Docg ne prevede 120 e il Trento Doc 150); è del tutto evidente che fin dall’inizio sia stata quella di concentrarsi esclusivamente su un prodotto con standard qualitativo elevato.

LE CANTINE

Araldica (Castel Boglione AT), Avezza Paolo (Canelli AT), Banfi Piemonte (Strevi AL), Bel Colle (Verduno CN), Bera Valter (Neviglie CN), Paolo Berutti (Santo Stefano Belbo CN), Agricola Brandini (La Morra CN), Bretta Rossa (Tagliolo Monferrato AL), Ca’ du Sindic (Santo Stefano Belbo CN), Cantina Clavesana (Clavesana CN), Cantine Daffara & Grasso (Calosso AT), Casa E. Di Mirafiore (Serralunga d’Alba CN), Cascina Cerutti (Cassinasco AT), Cerrino (Trezzo Tinella CN), Giulio Cocchi (Cocconato AT), Colombo (Bubbio AT), Contratto (Canelli AT), Coppo (Canelli AT), Deltetto (Canale d’Alba CN), Enrico Serafino (Canale d’Alba CN), F.lli Gancia (Canelli AT), Roberto Garbarino (Neviglie CN)­, Cantina Terre del Barolo (Castiglione Falletto CN), Ettore Germano (Serralunga d’Alba CN), Azienda Agricola Giribaldi (Rodello d’Alba CN), Fontanafredda (Serralunga D’Alba CN), La Fusina (Dogliani CN), Ivaldi Dario (Nizza Monferrato AT), Marcalberto (Santo Stefano Belbo CN), Pianbello (Loazzolo AT), Pecchenino (Dogliani CN), Poderi Cusmano (San Marzano Oliveto AT), Rizzi (Treiso CN), Tosti 1820 (Canelli AT), Roccasanta (Perletto CN), San Silvestro (Novello CN), Tenuta Carretta (Piobesi d’Alba CN), Vite Colte (Barolo CN)

Contatti

Consorzio Alta Langa – Piazza Roma 10 – 14100 Asti
www.altalangadocg.com

Un viaggio tutto da vivere con i consigli e le dritte dei “locals” che vivono in questo magnifico territorio.

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