Montechiaro: Nazario, Celso e Google Maps

Quando inciampai casualmente anni fa nella meravigliosa iniziativa del Romanico di Collina, che ogni prima domenica da marzo a ottobre permette di visitare storiche chiese, abbazie et cappelle del Monferrato, quella di Montechiaro, l’avevo cerchiata in rosso: andava visitata il prima possibile.

 

Ai tempi, il clero si preoccupava di ricoprire ogni centimetro del globo terracqueo di cristianità sotto forma di pietre messe a lische di pesce, absidi decorati con archetti in cotto, campanili statuari ben visibili anche dalla tangenziale e affreschi di ogni epoca e bottega! Talvolta però obliava anche di costruire adeguati tratturi per raggiungerle. Massì che ce frega, tanto i pellegrini vanno a piedi, passano dai campi, perchè dobbiamo pure fare delle stradine… naaa! Ci penserà poi qualche nobile a fare il lavoro sporco per noi…

Così, alla parola “clero” venne aggiunta una “s” e con il neologismo “sclero” l’urbanistica piemontese si adoperò faticosamente a costruire sentieri alla rinfusa per permettere a fedeli e pellegrini di raggiungere i luoghi della devozione supina (o prona, non ricordo mai quale delle due). Fatto sta che nasce San Google Maps Nonaggiornato da Menlo Park, l’app che permette oggi a tutti noi di andare ovunque a colpo sicuro senza più possibilità di perdersi. Quello che però l’app astutamente non indica è il tipo di strada che incontreremo; larga? stretta? sterrata? adatta ad autotreni o a semplici motozappe a tre ruote?

Così, la domenica fatidica del Romanico di Collina, parto per Montechiaro e noto sulla mappa che ben due stradine raggiungono la chiesa da due lati opposti, solo che una si interrompe poco prima, ma proprio di due passi appena. Interessante, dico tra me e me. Una saggia voce fuori campo però, tipo quella che parla a Fernandel nei film di Don Camillo e Peppone, mi mette in guardia: “Attento! Non ti fidare delle mappe di Google!”

La ringrazio educatamente, ma la ignoro e arrivo alla chiesa dove scopro che in basso, lungo la statale, c’è un piccolo parcheggio; si lascia l’auto lì e si sale a piedi per una amena passeggiata ghiaiosa verso la chiesa. Ma io, stupidamente curioso come un petauro dello zucchero, imposto il navigatore in modo che mi faccia arrivare dall’altro lato. La strada è mappata, quindi evidentemente percorribile. Boh, proviamo… Una ripidissima rampa tipo Mortirolo ’94, slancia l’auto verso il firmamento interstellare, il sentiero si tramuta in una mulattiera strettissima e sconnessa, ottima certamente per i trattori da vendemmia o magari per una spedizione di Bonatti con degustazione tra le vigne, certo NON adatta a una normalissima auto del 1980. E infatti, tra bestemmie varie, risate isteriche e rischi di cappottamenti nei dirupi tanninici, mi ritrovo all’interno del vigneto mentre sento in lontananza quella vocina fuori campo ridere beffardamente della situazione. Non poteva però finire così! Tra un acino rubato e una coppa dell’olio sull’orlo di una crisi di nervi, riesco finalmente a girarmi e portarmi in salvo verso l’agognato parcheggio sottostante adibito alle persone più ragionevoli.

Morale della favola, la chiesa era pure chiusa, non si sa se per improvviso sciopero dei volontari o se per colpa dell’inclinazione terrestre che li ha fatti cadere tutti verso l’oblio cosmico. Comunque, era chiusa. Chiusa ma indubbiamente affascinante. Origliando dal buco della serratura ho appurato la sobrietà dell’interno, ma notato anche le numerose trasformazioni subite. Dopo secoli di peggioramenti vari, infatti, nel 1849 si decide di restaurarla come si deve una volta per tutte: la chiesa viene completamente smontata, mattone per mattone e viene organizzata anche una tombola eretica tra i fedeli per decidere il fortunato che dovrà numerare uno a uno tutti i singoli mattoni in modo da rimontarla poi come in origine. Purtroppo però come spesso accade, tra una briscola finita in rissa e qualche bicchiere di vino di troppo, a fine lavori avanzano alcuni mattoni, che vengono poi insabbiati abilmente dal clero, apparso improvvisamente per prendersi gli elogi della popolazione felice per il restauro. A due secoli di distanza la chiesa è ancora in piedi, quindi evidentemente se ne poteva fare tranquillamente a meno.

Piccole note folkloristiche: Montechiaro è dedicata a Nazario e Celso, altro celebre duo di santi collezionisti di arresti e condanne a morte da fare impallidire il mostro di Milwaukee. Fuggiti da Roma per aver interrotto Nerone nel suo esperimento sulla resistenza termica della città ai fiammiferi caricati a idrogeno e grappa, vengono poi catturati dopo mille peripezie a Milano, mentre tentano inutilmente di convertire le squadre di Inter e Milan a salvare lo stadio di San Siro in pericolo di estinzione. Giunge Nerone con un Frecciarossa stranamente in orario e qui li fa decapitare.

Detto questo, la chiesa è comunque molto bella anche se spesso chiusa. Non fate però come me, magari parcheggiate sotto come fanno tutti.

Distanza da: Cocconato 15 km, Moncalvo 20 km

Per informazioni sul circuito del romanico in Monferrato: https://www.turismoincollina.it/

Un viaggio tutto da vivere con i consigli e le dritte dei “locals” che vivono in questo magnifico territorio.

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