Particolare del castello di Molare
Particolare del castello di Molare

Molare e la scrittrice Camilla Salvago Raggi

Il paese di Molare nell’Alto Monferrato vale un viaggio.

Non solo per l’antico castello e la bella villa di Campale, una delle dimore della marchesa Camilla Salvago Raggi (1924-2022), tra le più grandi scrittrici della nostra terra.

Per il turista è la scoperta di un Monferrato al confine della Liguria, dove i torrenti si sostituiscono ai fiumi, creando degli spazi d’inaudita bellezza: dei sorprendenti canyon, tra le ripide pareti rocciose. Lì scorrono le acque trasparenti dell’Orba, che formano piccole cascate e anse, una sorta di casa ai pesci o di perfetta piscina naturale per gli amanti delle acque fresche color smeraldo.

Il Castello di Molare
Il Castello di Molare

Giungendo a Molare da Ovada, prima di entrare nel paese si attraversa un ponte sul torrente Orba. Se siete stanchi di guidare, fermatevi ai vicini parcheggi. Seguite il piccolo sentiero che porta al torrente. Troverete calma e le temperature mitigate dal vicino bosco.

Il paese di Molare dev’essere visitato perché ha importanti edifici storici e una moderna biblioteca dedicata allo scrittore Marcello Venturi. Lo sportivo, però, può trascorrere anche un’intera giornata andando per la strada collinare che da Molare termina al Lago di Ortiglieto. Oppure consiglio di proseguire in auto per Morbello, dove si possono ammirare gli antichi castelli, come quello millenario di Cremolino e godere di panorami bellissimi.

Arrivati a Molare, accanto al castello, in Via Boidi, prima di entrare nella piazza dove spicca il Municipio, teatro del tradizionale polentone di agosto, si trova il Cardamomo Ristobar. Lì, chiedo notizie della dimora della scrittrice Camilla Salvago Raggi. L’hanno venduta gli eredi? Una signora interviene: «La signora marchesa abitava a pochi chilometri da Molare. Oggi al “castello” vivono i nipoti». La Villa di Campale è vicina e mi precipito a omaggiare l’amica, che meriterebbe in Monferrato un parco a lei dedicato, un premio letterario. Si vedrà!

Di Camilla, nata a Genova nel 1924, piemontese d’adozione, si conosce la brillante opera di scrittrice: nel 1960 pubblicò con Feltrinelli, La notte dei mascheri; nel 1993 ha vinto il Premio Rapallo Carige per Prima del fuoco (Longanesi); nel 2001 ha vinto il Premio Procida Elsa Morante per la traduzione di Conrad, Suspense (Il Canneto). Moglie dello scrittore Marcello Venturi (scomparso a Molare, il 21 aprile 2008), Camilla discende da una nobile schiatta ligure, che diede al nostro Stato il diplomatico Giuseppe Salvago Raggi, senatore del regno. Camilla conobbe il nonno, l’ambasciatore, soltanto nel 1936, quando morì suo padre Paris, che era figlio unico. Nonno e nipotina finirono in un tenerissimo idillio familiare, lui la adottò e Camilla, ormai marchesa, a ventidue anni si trovò a essere l’ultima del suo casato, l’erede della Badia cistercense di Tiglieto e della villa di Campale, nel Monferrato, dove ha vissuto fino all’ultimo e che fa da superba cornice a molti suoi romanzi, come Il noce di Cavour.

L’ambasciatore Giuseppe (Genova, 17 maggio 1866 – Molare, 28 febbraio 1946) nella scrittura, spesso autobiografica di Camilla, ricorre come un intrigante convitato di pietra, pronto a ricordare alla scrittrice e al lettore il grande stile del mondo di ieri. Fu anche scrittore e viaggiatore, il suo libro Lettere dall’Oriente, scritto in seguito ad esperienze di viaggio fatte all’età di venti anni nel mondo arabo, continua tutt’oggi a essere ripubblicato.

Camilla in uno dei suoi ultimi lavori, Fuoco Nemico (Il Canneto), ci racconta altre storie, questa volta di cucina, con l’ausilio, ovviamente, del sorprendente baule del nonno Giuseppe. Lì ritrovò, ad esempio, un vecchio menu del 1917, quando il nonno era nella Commissione delle Riparazioni (Parlement interallié): «Hors-d’oeuvre à la Française. Truite saumonée sauce riche. Bas-rond de Pauillac à l’Anglaise. Asperges sauce mousseline. Tarte parisienne. Dessert». Ed eravamo in tempo di guerra, durante il periodo degli ammutinamenti e delle fucilazioni sul fronte francese. Camilla ci avverte: «E questo passi, era ovvio che si trattava di un pranzo di gala. Ma anche in un qualunque giorno dell’anno – per esempio, il 9 dicembre del 1895, a Campale: Consommé aux quenelles. Petits patés de truffes. Truites de L’Orba. Tornedos Jardinière. Timbale à la Khédive. Choux de Bruxelles sauce mousseline. Bécasse roties. Truffes en salade. Mont Blanc. Dessert. Trote dell’Orba, tartufi… Cos’aveva di speciale quel 9 dicembre?… Un ritrovarsi o un accomiatarsi dagli amici venuti dai castelli o dalle ville vicine?… Il nonno giovane diplomatico in procinto di partire per una qualche prestigiosa destinazione?… ».

La figura del nonno riappare anche nel precedente Un’estate ancora (Aragno), dove gli antichi castelli del Piemonte, alti e inaccessibili, con il ponte levatoio e la rampa di mattoni a spina di pesce, sono il teatro di tenere amicizie maschili, come quella tra il vecchio marchese e il domestico.

Bisogna ricordare Camilla, morta il 6 aprile 2022, dopo aver festeggiato, il primo marzo, tra amici, i novantotto anni nella Villa di Campale. È stata una delle più raffinate e inimitabili scrittrici del Piemonte storico. Ritornare ai suoi romanzi, ai suoi racconti e alle sue poesie è oggi necessario per sorridere dei nostri giorni, chiusi dall’angoscia. Nella scrittrice, la vita individuale diventa un mondo di esplorazioni etiche e sociali.

Un viaggio tutto da vivere con i consigli e le dritte dei “locals” che vivono in questo magnifico territorio.

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