Qualcuno sostiene che per essere un monferrino doc. devi aver vendemmiato almeno una volta nella vita. In effetti entrare in vigna nel mese di settembre, con forbici, guanti e cassette, è un modo molto diretto per capire questo territorio che sa essere selvaggiamente ordinato. Prendi allora una mattina di metà settembre, un automobile e 5 amici. Destinazione (Rosignano) Monferrato.
Premetto che i vendemmiatori seri iniziano molto presto, alle luci dell’alba. Noi ce la prendiamo comoda per quella che sarà una giornata di pura esperienza tra le viti, tempo di chiacchiere, di profumi e sapori, vino, cibo, amicizia. Comunque, ore 8:30 ritrovo al bar per il caffè. Ore 9:00 in vigna
Sul terreno della famiglia di Mauro è ospitata la big bench locale (la panchina gigante da cui si può ammirare un panorama pazzesco). Un po’ più in alto i filari di barbera e grignolino e freisa. Con l’uva raccolta ne ricaveranno una piccola produzione ad uso personale. Come ogni anno il nostro compenso saranno 4/5 bottiglie del vino prodotto con il frutto del lavoro della vendemmia precedente. Una tradizione che dura da qualche anno. Lavoreremo 4 ore, poi tutti a tavola sotto il porticato della casa… per altrettante ore! In effetti anche il pranzo fa parte del compenso e tutto sommato possiamo dirci molto ben pagati. I colori della mattina in vigna sono pazzeschi, c’è ancora molto verde e qualche foglia ingiallita a spezzare una cromia nata per essere fotografata. Il terreno è irregolare, in discesa.
Ci si muove cassette alla mano, posizionandole lungo il filare ogni 10 metri circa. Forbici in mano. Si parte. I primi grappoli sono emozionanti, si capisce di far parte di un rito antichissimo e lo si rispetta quasi naturalmente. I grappoli belli e sani mettono quasi soggezione. Quest’anno c’è abbondanza e capiamo fin dai primi colpi di forbici che ci sarà da faticare di più. Gli acini sono sodi, pieni, impossibile non farne finire un paio in bocca. Così come impossibile non fare a gara con l’amico dal lato opposto del filare per vedere chi riempie prima la cassetta. Ognuno ha uno suo stile, la postura cambia in base ad età, acciacchi, entusiasmo, stanchezza… le parole non si fermano mai. Ma neanche le mani. Siamo lì in amicizia, ci prendiamo continuamente in giro, qualcuno intona l’aria del barbiere di Siviglia, ma facciamo sul serio. Ce lo meriteremo il pranzo. Uno dei miei momenti preferiti è quando un trattore di non so quale secolo ci raggiunge per essere riempito di cassette. Ogni volta che lo vedo mi chiedo come faccia ad arrampicarsi sul quella collina, considerata pendenza ed età, ma alla fine ci riesce sempre. Fa anche un sacco di rumore che in quel contesto sembra perfettamente immerso nel panorama.
Raggiungiamo il trattore sull’aia e scarichiamo le cassette il cui contenuto finisce direttamente nella diraspatrice che permette di separare gli acini dai raspi di uva. La pigiatrice a rulli schiaccia delicatamente gli acini e il mosto scorre lungo un tubo che si perde in cantina. Non è più di nostra competenza… è il momento dimettersi a tavola.
P.S. Qui si racconta l’esperienza del territorio, fortemente raccomandata per chi ha amici con piccole vigne o presso produttori monferrini che organizzano giornate didattiche sulla vendemmia. I vendemmiatori “professionisti” che si spaccano la schiena per diversi giorni consecutivi hanno tutta la nostra ammirazione. Buon Monferrato.